Spiegato
di cosa parla Breaking Bad ci si potrebbe chiedere quale sia il genere di
Breaking Bad. Sicuramente è un crime
drama, certo, ma, e questo può spiazzare molti che non se lo aspettano, Breaking
Bad è anche un family drama.
La
famiglia è un elemento portante della serie e il minutaggio dedicato ad essa è
uguale se non superiore a quello dedicato alle vicende criminali del
protagonista. Le interazioni all’interno di casa White/Schrader vengono
scandagliate fin nei minimi particolari e la serie è piena di tipici momenti
familiari con feste, pranzi a bordo piscina e scene di vita facilmente
rapportabili a quelle di qualsiasi famiglia media del globo. Con l’incupirsi
della serie questo quadro familiare diventa sempre più uno specchio per le
allodole dietro il quale si consuma un dramma, in particolare tra i due
coniugi, di cui nessuno riesce, nemmeno i familiari più stretti, a capire la
portata (il cancro funge per parecchio tempo come scusante delle varie
stranezze di Walter).
La
serie quindi si muove sia nel mondo familiare, su un piano che potremmo
definire ordinario, sia nel mondo criminale in un piano che possiamo definire straordinario.
Per
Breaking Bad si parla giustamente di realismo psicologico. Quando la serie si
concentra sulle dinamiche familiari possiamo benissimo parlare anche di realismo
del contesto e dello stile narrativo. Quando però i personaggi si spostano nel
mondo del crimine la serie assume uno stile a volte iperrealistico, a volte
fantastico, a volte fumettistico (e non è un termine dispregiativo).
Ecco
allora che a scene realistiche si accompagnano e si alternano scene pulp
(qualcuno ha parlato di testuggine?), personaggi esagerati, morti granguignolesche,
eventi astrusi, momenti grotteschi e surreali a cui
corrispondono delle accelerazioni improvvise e inaspettate, che spezzano
il ritmo misurato della narrazione e che fanno svoltare la trama. Sono
veri momenti di rottura che aumentano con il progredire delle stagioni.
Il
sito 400calci ha paragonato la visione di Breaking Bad a un giro sull’ottovolante
emozionale.
Nelle
prime stagioni poi, pur mettendo in scena una storia nerissima e drammatica, la
serie riesce ad alternare momenti drammatici a folgoranti momenti di humor nero,
anche all’interno di uno stesso episodio o di una stessa scena. Le innate capacità
comiche di Bryan Cranston sono sicuramente andate a vantaggio della serie. Lo
stesso Cranston, infatti, afferma che Walter White è involontariamente comico.
Breaking
Bad è quindi un’ibridazione di media (cinema, fumetti, tv), di generi cinematografici
e di stili narrativi, tutti sapientemente bilanciati. E’ un crime drama, un
family drama, un thriller, una tragedia shakespeariana e un western moderno dal
sapore epico.
La
potenza del racconto quindi sta nell’inserire nel contesto realistico un sottocontesto
volutamente caricaturale, volutamente esagerato, volutamente caotico e
volutamente mitologico che emerge soprattutto quando ci spostiamo nell’universo
criminale. Breaking Bad riesce laddove quasi tutte le altre serie falliscono
ovvero riesce a mantenere coerente il livello narrativo realistico
bilanciandolo con un secondo livello meno realistico e più prettamente
artistico, di finzione, ancora più coerente con se stesso. I fantasiosi
escamotage con cui Walter esce dalle situazioni più improbabili sono un’esagerazione
di qualcosa di vero e fattibile ma il riuscire a improvvisare cosi bene da
parte del protagonista (e degli autori) è una coerenza del racconto non della
realtà.
Ciò
che permette a Breaking Bad di non effettuare mai il salto della quaglia è
proprio questa coerenza narrativa e la già citata coerenza psicologica dei
personaggi, così che le improvvise accelerazioni a cui corrispondono gli eventi
più disparati o improbabili si incastrano perfettamente nella struttura narrativa realistica creando
uno stile originale e irripetibile.
E’
il sapiente dosaggio di tutti questi contrastanti elementi che produce la
reazione chimica perfetta che rende Breaking Bad un’opera unica e inimitabile.
Uno degli escamotage più riusciti di Walter White da "Crazy Handful Of Nothing" (1x06):
5)
LA REGIA E LA FOTOGRAFIA
La
regia e la fotografia sono altri due punti di forza della serie, laddove ci
distacchiamo decisamente da un tipo di ripresa telefilmica per approdare
direttamente a una ripresa dal respiro cinematografico.
Per
la fotografia si deve ringraziare Michael Slovis che raggiunge il team di
Breaking Bad nella seconda stagione e insieme alla regista Michelle McLaren
anch’essa arrivata nella seconda stagione contribuisce a dare un carattere molto
più definito alla serie. Potremmo dire che se nella prima stagione il protagonista
della storia Walter White sia ancora tentennante lo stesso vale per la serie
(per quanto abbia già in sé in maniera grezza tutti gli elementi di grandezza
successivi). Dalla seconda stagione sia il creatore Vince Gilligan che il suo
protagonista assumono sempre maggiore sicurezza e decisione.
I
colori si fanno più nitidi e decisi e con il passare delle stagioni, incattivendosi
i toni, anche più cupi e scuri.
Uno
degli elementi fondamentali della serie è l’ambientazione.
Albuquerque
fu una seconda scelta per il team di Breaking Bad. Nell’idea originale di Vince
Gilligan la serie doveva svolgersi in California, ma la Sony indicò il New Mexico per
una serie di sgravi fiscali di cui poteva godere chi girava nello stato. E fu
un bene.
Il
team di Breaking Bad ha fatto di ABQ e soprattutto degli incredibili paesaggi
del deserto del New Mexico, e non solo, dei veri e propri personaggi della
serie con riprese la cui bellezza toglie il fiato (vedi un episodio come il 2x09 “4 Days Out”, girato proprio dalla McLaren).
E
non si possono dimenticare quei magnifici colori accesi in cui Michael Slovis
immerge tutte le scene ambientate in Messico.
Breaking
Bad non si è fatta comunque nemmeno problemi ad usare riprese in bianco e nero
come in alcuni teaser della seconda stagione.
Ci
sono poi dei virtuosismi registici che potremmo definire marchio di fabbrica
della serie come lo sfondamendo della quarta parete, per cui i protagonisti guardano
in macchina, un tipo di ripresa che permette di entrare direttamente nelle
vicende o le riprese POV (ovvero “point of view” cioè da un “punto di vista”). In
alcuni casi in Breaking Bad le ho anche trovate inutilmente esagerate, come la
ripresa di Jesse Pinkman /Aaron Paul da una pala, di cui non si capisce il
significato, se non che, ormai alla sua quarta stagione, la serie ha assunto
una tale sicurezza nei propri mezzi da potersi permettere i vezzi di una prima
della classe.
Alcune
sparatorie sono riprese in maniera così “cazzuta” che si trattiene il fiato
dalla tensione. Il finale di “One Minute” non ha praticamente nulla da invidiare
al 99% dei thriller che passano al cinema.
Quest’attenzione
all’immagine comunque è dovuta ancora una volta alla mente che sta dietro tutto
Breaking Bad cioè Vince Gilligan. In un’intervista rilasciata a una rubrica di RAI4 Gilligan parlava del suo modo di intendere la
TV e di come dal suo passato in X-Files avesse imparato il
metodo Chris Carter ovvero far vedere una cosa per immagini invece di
“spiegarla”.
Quando
Walter White prende la decisione della sua vita assistiamo semplicemente a un
uomo che accende in maniera ossessiva dei fiammiferi per poi spegnerli davanti
alla piscina avvolto nella luce dell’alba. In quell’immagine del tutto silente si
può leggere tutta la disillusione di un uomo che ha ricevuto quasi solo
sconfitte dalla vita, ultima delle quali la diagnosi di tumore terminale e quasi
possiamo percepire il processo mentale che lo porterà a stravolgere la sua esistenza.
Spesso
nella serie sono proprio le immagini suggestive a dialogare direttamente con le
nostre emozioni veicolando un messaggio al posto di lunghi e noiosi spiegoni.
Questo bellissimo video raccoglie alcune immagini POV e con sfondamento della quarta parete in Breaking Bad:
Qui sotto un paio di immagini dall'episodio "4 Days Out":
6)
I DIALOGHI E LE CITAZIONI
Pur essendo Breaking Bad una serie profondamente visiva e che parla per immagini è
altrettanto vero che la serie è piena di dialoghi brillanti e ben calibrati.
Una
delle caratteristiche della serie è che i personaggi dicono frasi diventate
oggetto di infinita citazione tra i fan in primis quelle del protagonista
Walter White/Heisenberg le cui one-liner badass insieme ai suoi tanti momenti di
follia/megalomania sono un’autentica goduria per gli spettatori. Frasi come "This is not meth", "Stay out of my territory", “Run”, “I’m in the Empire business” “Nothing can stop this train”, “Thread
lightly” o “Say my name” (e tutto il dialogo connesso) sono diventate
leggendarie tra gli amanti della serie. Chi dimentica quel “I’m
not in danger Skyler, I’m the danger” all’ interno del monologo di Walter che
termina con la frase simbolo “I’m the one who knoks”? (la traduzione letterale è
“Sono io colui che bussa” che non si sa perché in italiano è stata tradotta con
“a me nessuno può sparare” trasformando una potente metafora, quella di colui
che viene a bussare alla porta per risolvere i problemi in maniera violenta aka
per uccidere, in una frase come tante altre)
Giusto
per mostrare quanto fissati possono diventare i fan della serie un attore
famoso come Samuel L. Jackson ha
reinterpretato il monologo di Walter White in "Cornered" (4x06) e lo ha postato su
youtube.
Qui
il video:
E l'originale:
Ci
sono poi le frasi di lancio delle varie stagioni, altrettanto famose e potenti,
come “Remember My Name”, “All Bad Things Must Come To An End” per il lancio
degli otto episodi finali e la più famosa di tutte “All Hail The King" con
cui è stata lanciata la prima metà della quinta stagione.
Anche
Skyler ha un paio di one-liner degne di essere ricordate come “I Fucked Ted” o “Someone
has to protect this family to someone who protect this family”
Anche
alcune espressioni tipiche degli altri protagonisti sono diventate popolari come
il “Jesus Marie” di Hank, ma soprattutto il “Bitch” di Jesse Pinkman, che è
diventata la vera parola simbolo della serie e c’è chi in internet ha fatto una compilation contando i "Bitch" che il ragazzo pronuncia durante la serie:
Sono
infiniti poi gli aneddoti e le metafore colorite con cui si esprime l’avvocato
Saul Goodman come lo spot televisivo con lo slogan “Better Call Saul” con cui l’avvocato
meno legale della storia si presenta al mondo, ma soprattutto il “Belize” che per
i fan della serie non ha bisogno di spiegazioni.
Lo spot di Saul Goodman:
Ovviamente
ognuno avrà la citazione che ricorda e che ama di più.
Parte tre - Il successo è una questione di chimica: gli elementi che interagendo rendono Breaking Bad una serie unica.
Parte tre - Il successo è una questione di chimica: gli elementi che interagendo rendono Breaking Bad una serie unica.
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