domenica 13 luglio 2014

PARTE QUARTA -WALTER WHITE E L'ANTIEROE MODERNO

Parte tre



L’antieroe non è stato inventato nella serialità moderna da Breaking Bad. E’ almeno dai tempi dei Soprano e prima di questa di OZ che le serie moderne della tv via cavo americana hanno posto al centro dell’attenzione eroi disfunzionali e antieroi che fino a poco tempo fa sarebbero stati semplicemente catalogati come dei “cattivi”. Nei Soprano il protagonista è un mafioso, ma calato nella realtà di tutti i giorni che non è poi così diversa da quella di un pater familias della media borghesia americana con l’aggiunta di problematiche esistenziali nei confronti della figura materna esplicitate nelle sue sedute terapeutiche.
Walter White ne è la versione estremizzata. In Breaking Bad il punto di partenza è proprio quella middle class di cui mister White fa parte da tutta la vita: non nasce in una famiglia mafiosa, non in un club di motociclisti, non viene dalle periferie, non è un duro o un poliziotto corrotto. Mister White si presenta nell’aspetto e nel tipo di vita, nelle debolezze e nelle fallibilità, come qualcuno in cui possiamo immediatamente riconoscerci essendo nato e cresciuto in un mondo borghese di cui ha sempre condiviso i valori e le imposizioni sociali. Un contesto a noi riconoscibile e da cui peraltro non si distaccherà mai completamente.
Sin da subito però scopriamo che Walter White è un genio della chimica che ha contribuito a uno studio che ha vinto il Nobel (Pilot) e che ha cofondato con il suo vecchio compagno universitario Elliott Schwartz una società leader nel mondo della chimica: la Gray Matter. Un genio quindi che a fronte di tali capacità “straordinarie” è calato in un contesto “ordinario” in cui si arrabatta per arrivare a fine mese insegnando in un liceo a studenti svogliati.
Walter White nonostante le eccezionali capacità è un uomo fallito professionalmente e un uomo che, come dirà lui stesso nell’episodio “Gray Matter” (1x05), non sembra essere mai riuscito a prendere veramente in mano la sua vita. Il fallimento professionale per Mister White è prima di tutto il riflesso di un fallimento umano.
Anche le relazioni all’interno del nucleo familiare non sono del tutto soddisfacenti: Walter è insofferente verso il cognato Hank che, pur riconoscendone le capacità, lo vede come un debole e non gli risparmia frecciatine che lui mal digerisce (Pilot), così come mal sopporta l’ammirazione che il cognato “eroe” suscita nel figlio (ep.2x10 “Over”).
Una ferita in particolare brucia poi nell’animo di Walter più di ogni altra sconfitta: il suo abbandono della Gray Matter è probabilmente dovuta a un “affaire” tra Elliott e l’allora sua fidanzata Gretchen (i due poi si sono sposati gestendo insieme la società). Per lasciare la società accetta una buonuscita di 5.000 dollari a fronte di guadagni miliardari che la società si procurerà negli anni a venire. Nell’episodio Buyout (5x06) Walter stesso configura la sua costruzione di un impero criminale come una rivincita su quella primigenia sconfitta.
La storia di Walter White non è quindi quella di un uomo buono che si incazza, perché Walter non è tanto un uomo buono quanto un uomo che sembra essersi rassegnato di fronte ai fallimenti e alle sconfitte della vita, in una sorta di depressione esistenziale ben espressa da quella paura di vivere che lo tiene sveglio ogni notte (vedi dialogo con Hank nell’ep.2x07 “Negro y Azul”). Una condizione che lo rende insoddisfatto e che con il tempo gli sta sempre più stretta avendo anche coscienza di valere molto più di quello che la vita gli ha dato.
All’inizio l’alter ego criminale di Walter, Heisenberg, si presenta come una maschera che Walter usa per accedere al mondo criminale, ma capiamo presto che in realtà Heisenberg è sempre vissuto sottopelle in Walter come espressione di una rabbia controllata, ma sempre meno controllabile. Una rabbia che aveva bisogno di una miccia, di una scintilla per esplodere e che nella serie si concretizza nella, di fatto, sentenza di morte che la diagnosi di cancro ai polmoni porta con sé, scatenando qualcosa che in maniera embrionale esisteva già.
Heisenberg non è altro da Walter, ma è Walter stesso, la parte più oscura e rabbiosa di ognuno di noi. Potremmo definire Walter e Heisenberg come due polarità dello stesso carattere emerse in reazione a condizioni diverse della vita. Sono le mutate circostanze che lo hanno rivelato, anche a se stesso, come un uomo capace di atti estremi e violenti.
L’“Heisenberg” di Walter marca da un lato la differenza con noi spettatori comuni e ci fa entrare in un mondo di finzione essendo l’elemento straordinario che infrange la moralità comune e fa cose incredibili, ma dall’altro ci avvicina ancora di più a Walter in quanto inizialmente esprime sentimenti e meccanismi che animano ogni essere umano adulto e moderno: l’invidia, l’insoddisfazione per la propria vita e per le proprie scelte (se le scelte sono state poi effettivamente nostre), la frustrazione, il desiderio di riscatto e di autoaffermazione. Per questo comprendiamo così bene il protagonista perché in ognuno di noi può esserci un Heisenberg potenziale che in determinate circostanze saremmo capaci di tirar fuori a nostra stessa insaputa. O che desidereremmo poter tirar fuori.
Quindi la trasformazione di Walter nel corso delle cinque stagioni è una trasformazione interna di ciò che la vita e la società ha imbrigliato.
Walter non è Dottor Jekill e Mister Hyde, non è dicotomico, ma come ogni persona si muove il  più delle volte tra queste due estremità non essendo mai completamente uno o l’altro ma essendo sempre entrambi con tutte le sfaccettature umane possibili nell’infinita scala dei grigi che sta in mezzo. 
Pur spostando sempre più in là l’asticella di ciò che è lecito, di ciò che è morale e di ciò che è necessario Walter non perde mai sé stesso. Semmai scopre una parte di sé stesso rimasta imbrigliata per anni e pur commettendo cose orribili riesce a completare il suo quadro umano rendendolo perfino più soddisfacente per sé. Col tempo si rende conto che non solo può convivere con il rimorso (impersonato da una mosca), ma anzi riesce a dormire bene senza svegliarsi attanagliato da quella paura che lo aveva imbrigliato tutta la vita, per la prima volta capace di vivere come se ogni giorno fosse l’ultimo.
E’ quindi anche ovvio quale dovrebbe essere la mia risposta alla domanda che molti fan si sono fatti durante le stagioni della serie: questa avventura nel mondo criminale Walter White la fa per sé o la fa per la famiglia? Dopo l’episodio finale non sembra nemmeno che ci siano dei dubbi in quanto, nello splendido confronto con Skyler in “Felina”, Walter ammette con semplicità la verità: “I did it for me. I liked I was good at it. And I was really…I was alive”.
Ma, premesso che reputo difficile credere che qualcuno possa entrare con tanta determinazione nel mondo del crimine se non lo facesse prima di tutto per sé, è anche vero che reputo che Walter White lo faccia anche per la famiglia. Le sfaccettature del personaggio rendono perfettamente conciliabili le due cose, almeno nel suo modo di vedere e pur essendo un padre snaturato e un marito bugiardo il desiderio di lasciare dei soldi ai propri cari dopo la sua morte è sempre stato autentico. La cosa che ho cercato di mettere in rilievo è che l’importante per Walter era che voleva farlo a modo suo, qualsiasi altra strada sarebbe stata solo un’ulteriore sconfitta da aggiungere alle altre. Per questo non si ferma mai nella sua ascesa criminale, se non quando lo decide lui.
Walt è comunque un family-man e sempre resta tale nel corso delle stagioni nel vano tentativo di conciliare la famiglia con le attività criminali, desiderando anche proteggerli dalle conseguenze nefaste delle sue azioni, cosa peraltro impossibile.
Breaking Bad è una serie che nelle sue cinque stagioni ha sempre messo in chiaro che ogni azione aveva una “reazione” (come nella chimica) e una conseguenza. Il bisogno di autoaffermazione dell’antieroe Walter White comporta la negazione del contesto da cui è partito ovvero la distruzione fisica di persone indifferenti e/o nemiche e la distruzione morale delle persone più care e/o vicine che vengono inghiottite dall’egotismo di colui che si deve affermare (e penso anche al sodale Jesse Pinkman che rappresenta un po’ la “famiglia criminale” di Walter).
Come la storia di Breaking Bad ci insegna “All Bad Things Must Come To An End” e la famiglia grande motore delle azioni di Walter è proprio quella che verrà schiacciata e in parte distrutta dal desiderio di riscatto sempre più violento del protagonista.
E questo è il vero messaggio di Breaking Bad, la radice più profonda dell’essere umano moderno e non, ovvero l’autodeterminazione di fronte all’inevitabile (la morte) e la presa di coscienza di quanto saremmo in grado di spingerci per arrivare ad affermare noi stessi.

Ovviamente come ho già espletato negli altri punti per raccontare quest’avventura Breaking Bad non disdegna di pescare consapevolmente e a piene mani dalla cultura popolare cinematografico – fumettistica. Il sito 400 calci fa un paragone diretto tra Breaking Bad e le grandi saghe cinematografiche più famose come Indiana Jones e Star Wars.
Se ci fermiamo un attimo a pensare, il protagonista quando entra nel mondo criminale (straordinario) assume quasi le sembianze di un antieroe di tipo fumettistico con tanto di identità segreta, nome d’arte (Heisenberg, nome di un noto fisico tedesco responsabile della teoria quantistica della materia, i cui legami col nazismo non furono mai del tutto chiari) e costume d’ordinanza: pelata, cappello, occhiali scuri e un pizzetto di stampo luciferino.
Non è arbitrario parlare di superpotere perché quasi tutta la serie si basa sulle straordinarie capacità di “cuoco” di Walter unico in grado di cucinare una metanfetamina pura al 99% e che nessuno riesce a fare a quei livelli, oltre alle capacità di tirarsi fuori dalle situazioni più disparate e disperate con degli incredibili escamotage.
E’ un caso che Damon Lindelof lo abbia paragonato a Batman?
Citando l’articolo dei 400 calci “Sympathy for Mr.White”: “Breaking Bad è una grande saga antiarchetipa, che rovescia le tipologie classiche facendoci parteggiare per un personaggio dalla moralità in caduta libera e prendendoci a schiaffi sempre più forti ogni volta che dimostriamo di perdere la bussola anche noi insieme a lui. Non è che siamo in assoluto troppo vecchi per farci forgiare da una saga; è che nel frattempo siamo stati forgiati da venticinque anni di VITA, lustri e lustri di sistematica demolizione degli spensierati ideali manichei che ci erano stati inculcati da Indiana Jones; ebbene Breaking Bad arriva a colmare questo vuoto, proponendoci l’unico eroe in cui possiamo ancora credere: un antieroe disfunzionale, disonesto e fallibile che, in modo miracolosamente credibile, pur soffrendo e mandando a puttane la vita di tutti (poi dice uno si identifica), riesce ugualmente a fare un botto di cose fighissime, ammazzare i cattivi in modi fantasiosi, indossare tute gialle e sciogliere bambini nell’acido”.

Breaking Bad riesce a offrire un tipo di intrattenimento avvincente, immediato e potente grazie a una trama solida, dei personaggi stratificati, uno stile contaminato e una riscrittura del concetto di ritmo, ma al tempo stesso riesce a veicolare un prodotto complesso e stratificato.

NOTE:
-      la serie è durata 6 anni per 5 stagioni (dal 2008 al 2013). La quinta stagione è stata divisa in due tronconi di 8 episodi trasmessi a distanza di un anno l’uno dall’altro. Su schermo l’azione ricopre un arco narrativo di due anni e quasi ogni episodio e ogni stagione riprendono l’azione dal momento in cui termina nell’episodio o stagione precedente. Sono poche le ellissi narrative.
-      La prima stagione doveva essere di nove episodi. Ne è durata solo 7 a causa dello sciopero degli sceneggiatori. Per questo la prima stagione non ha un vero finale, che si può considerare a buon titolo l’episodio 2x02.
-   La serie oltre ai premi per gli attori ha vinto un Emmy come miglior serie drammatica nel 2013 e un Golden Globe nel 2014 più tutta una serie di premi tecnici e minori. E’ ancora possibile che vinca l’Emmy quest’anno.
-      La serie nel 2014 è entrata nel Guinness dei Primati come serie più amata dai critici grazie alla quinta stagione che ha raggiunto su Metacritic un punteggio di 99/100. Il precedente record di 98/100 era detenuto dalla serie The Wire.
-    Su imdb la serie ha il voto più alto raggiunto fino a oggi da una serie televisiva con un punteggio di 9,6 su 10 (e più di 500.000 utenti votanti). L’episodio “Ozymandias” ha un voto di 10/10.
-      Anthony Hopkins ha scritto una mail di ammirazione a Bryan Cranstone e al cast di Breaking Bad facendogli i complimenti per la serie.
-      Ci sono vari omaggi a Breaking Bad nei media americani. In un episodio dei Simpson la  “gag del divano” è dedicata a  Marge che cucina la blue-meth mentre sullo schermo appaiono Walter White e Jesse Pinkman. Anche Family Guy (I Griffins) ha dedicano una parodia a Breaking Bad in cui Peter Griffin ripete come un mantra che è la serie migliore di sempre (insieme a The Wire), in un altro episodio Cranton in persona appare parodiando se stesso. In un episodio della serie canadese Continuum viene citato Heisenberg (non il fisico, ma proprio il cuoco di metanfetamine). Il DJ Steve Aoki ha accompagnato un suo singolo con un videoclip che è un omaggio alla serie.
-   A giugno di quest’anno è partito il remake colombiano di Breaking Bad che si chiama “Metastasis”.
-   Agli inizi del 2015 partirà lo spin-off “Better Call Saul” con protagonista l’avvocato Saul Goodman prima di incontrare il suo cliente più famoso. La serie è già stata rinnovata per una seconda stagione per un totale di 23 episodi (10 nella prima stagione 13 nella seconda). Peter Gould inventore del personaggio sarà lo showrunner insieme a Vince Gilligan. Gould ha di recente dichiarato che la timeline non sarà lineare e lo show potrà essere collocato oltre che prima, anche durante e dopo Breaking Bad.
-      Il sito Badtv ha raccolto qui 34 curiosità su Breaking Bad.

-      E’ stata la prima serie in vita mia che ho seguito in contemporanea con gli USA (gli otto episodi finali).

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