E rieccomi a parlare di Better Call Saul dopo il sesto episodio Five-O andato in
onda in Usa lunedì scorso.
Cosa è stata fino ad oggi Better Call Saul?
Fino al quinto episodio la serie ci ha mostrato le
disavventure di Jimmy McGill nel tentativo di trovare un posto nel mondo, tra
imprese truffaldine alla ricerca di potenziali clienti o di un po’ di
pubblicità gratuita e esilaranti intermezzi con i più assurdi clienti che si
siano visti in giro.
Jimmy sa di voler essere un Avvocato, ma non ha ancora
capito che tipo di Avvocato vuole essere e la sua nuova incarnazione della
professione in versione Matlock per anziani non durerà a lungo; quando Jimmy
capirà di non poter esimersi dalla sua natura criminale vedremo nascere il Saul
che conosciamo.
Fino a qui quindi Better Call Saul è stata una
serie episodica e situazionale con una trama appena accennata basata sul
carisma del suo protagonista e dei comprimari.
D’altra parte questo è lo spin-off di Breaking Bad e
finora si è comportato come tale con pennellate che hanno ridipinto e
approfondito un personaggio importante di quella serie che però non aveva mai
avuto lo spazio necessario per essere sviscerato (perché Breaking Bad era
un’altra storia).
BCS è una dramedy più che un vero drama dall’intreccio travolgente come
era stata Breaking Bad.
Five-O rappresenta una virata non perché
cambi lo status quo della serie, ma perché inserisce di peso ciò che era
mancato finora: il dramma appunto.
E lo fa regalando l’intera scena all’altro grande
personaggio di Breaking Bad che era rimasto “congelato” in situazioni poco più
che comiche, ovvero Mike Ehrmantraut.
Sapevamo che prima o poi Mike sarebbe entrato nella
narrazione e che questa serie sarebbe servita ad approfondire anche lui, ma
almeno fino alla fine della puntata scorsa non ci si aspettava che la sua
entrata sarebbe stata fatta con un intero episodio che lo ha visto unico
protagonista.
Spiazzando le aspettative dello spettatore, Five-O (scritto da Gordon Smith e
diretto da Adam Bernstein) si presenta come una storia nella storia che lascia
il protagonista Jimmy sullo sfondo (ma con un’apparizione da ricordare) per
regalarci un one-man show.
E se Jimmy dopo cinque episodi lo stiamo ancora
conoscendo, sono bastati 45 meravigliosi minuti per gettare tutta una nuova
luce sul personaggio di Mike mai reso prima d’ora in maniera così
tridimensionale.
Ciò che in Breaking Bad si poteva solo intuire di Mike, in
Five-O diventa esplicito attraverso quello che è un noir, un cop movie e
un dramma tra presente e passato magnificamente scritto e diretto oltre che
interpretato da un Jonathan Banks in stato di grazia.
Un episodio classico nella sua linearità, nonostante i salti
temporali, dove l’“effetto speciale” e il “colpo di scena” sono nel carico di
lacerazioni interne di Mike, nel senso di colpa che si porta dentro e nel
sentimento di sofferenza che costui rimanda allo spettatore.
Se va avanti così e se inserirà un po’ più di intreccio Better Call Saul potrebbe diventare
memorabile.
Note sparse:
- Mike capisce subito la natura di
Jimmy e lo ingaggia per le sue abilità di truffatore più che per quelle
giuridiche;
-
A Jimmy va comunque
la battuta più bella della puntata: “I look like a young Paul Newman dressed as
Matlock”.
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