giovedì 12 marzo 2015

BETTER CALL MIKE





E rieccomi a parlare di Better Call Saul dopo il sesto episodio Five-O andato in onda in Usa lunedì scorso.

Cosa è stata fino ad oggi Better Call Saul?
Fino al quinto episodio la serie ci ha mostrato le disavventure di Jimmy McGill nel tentativo di trovare un posto nel mondo, tra imprese truffaldine alla ricerca di potenziali clienti o di un po’ di pubblicità gratuita e esilaranti intermezzi con i più assurdi clienti che si siano visti in giro.
Jimmy sa di voler essere un Avvocato, ma non ha ancora capito che tipo di Avvocato vuole essere e la sua nuova incarnazione della professione in versione Matlock per anziani non durerà a lungo; quando Jimmy capirà di non poter esimersi dalla sua natura criminale vedremo nascere il Saul che conosciamo.

Fino a qui quindi Better Call Saul è stata una serie episodica e situazionale con una trama appena accennata basata sul carisma del suo protagonista e dei comprimari.
D’altra parte questo è lo spin-off di Breaking Bad e finora si è comportato come tale con pennellate che hanno ridipinto e approfondito un personaggio importante di quella serie che però non aveva mai avuto lo spazio necessario per essere sviscerato (perché Breaking Bad era un’altra storia).
BCS è una dramedy più che un vero drama dall’intreccio travolgente come era stata Breaking Bad.

Five-O rappresenta una virata non perché cambi lo status quo della serie, ma perché inserisce di peso ciò che era mancato finora: il dramma appunto.
E lo fa regalando l’intera scena all’altro grande personaggio di Breaking Bad che era rimasto “congelato” in situazioni poco più che comiche, ovvero Mike Ehrmantraut.
Sapevamo che prima o poi Mike sarebbe entrato nella narrazione e che questa serie sarebbe servita ad approfondire anche lui, ma almeno fino alla fine della puntata scorsa non ci si aspettava che la sua entrata sarebbe stata fatta con un intero episodio che lo ha visto unico protagonista.
Spiazzando le aspettative dello spettatore, Five-O (scritto da Gordon Smith e diretto da Adam Bernstein) si presenta come una storia nella storia che lascia il protagonista Jimmy sullo sfondo (ma con un’apparizione da ricordare) per regalarci un one-man show.

E se Jimmy dopo cinque episodi lo stiamo ancora conoscendo, sono bastati 45 meravigliosi minuti per gettare tutta una nuova luce sul personaggio di Mike mai reso prima d’ora in maniera così tridimensionale.
Ciò che in Breaking Bad si poteva solo intuire di Mike, in Five-O diventa esplicito attraverso quello che è un noir, un cop movie e un dramma tra presente e passato magnificamente scritto e diretto oltre che interpretato da un Jonathan Banks in stato di grazia.
Un episodio classico nella sua linearità, nonostante i salti temporali, dove l’“effetto speciale” e il “colpo di scena” sono nel carico di lacerazioni interne di Mike, nel senso di colpa che si porta dentro e nel sentimento di sofferenza che costui rimanda allo spettatore.

Se va avanti così e se inserirà un po’ più di intreccio Better Call Saul potrebbe diventare memorabile.

Note sparse:
-       Mike capisce subito la natura di Jimmy e lo ingaggia per le sue abilità di truffatore più che per quelle giuridiche;
-      A Jimmy va comunque la battuta più bella della puntata: I look like a young Paul Newman dressed as Matlock”.

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